dal sonno pomeridiano, la gatta. Disturbata dal nostro arrivo, lenta si alza.
Si scuote di dosso la polvere. E ci ignora.
Cammina verso altro calore. Il ventre è largo, gonfio di vite. Raccoglie i suoi passi neri in un balzo.
E salta.
Se il piede è incerto, la volontà è di ferro.
Si spezzerà, penso. E invece, come fosse ancora una ragazzina, atterra dritta. Poggiando prima uno, poi l'altro piede. Si gira e sorride.
Allora ciao, dice.
Lui, con un gesto d'altri tempi, solleva il cappello dalla testa e fa un piccolo inchino. Si chiudono le porte. Resta dentro l'eco di una risata che si allontana.
Si capisce che non sono sposati. Lei non si è affannata a cercargli un posto a sedere.
Lui, su gambe incerte, stringe forte la mano intorno all'apposito sostegno. Magari pregando di non cadere. E la guarda. L'ascolta persino.
Li osservo. Joanna canta. E non sento cosa si dicono.
Poi lei scende. Con un balzo. E lui può finalmente cercarsi un posto a sedere.

[...you're so innocent when you sleep...]