21 settembre 2006

Devi

aprire le braccia al mondo e accoglierlo, mi disse un pomeriggio. D'estate.
Lei che a malapena ricorda il mio nome. E che non vuole si pronunci il suo.
Lei che mi guarda negli occhi. Con occhi felini.
Lei che mi legge dentro. Nonostante io cerchi di distrarla. Ridendo imbarazzato.
E poi serio. Colpevole. Concentrando l'attenzione altrove.
Fissando un punto che spero tutti inizino a fissare. E nella distrazione generale,andarmene.
A che serve arrossire davanti alla verità?
Mi avvio verso casa. Si spande intorno il profumo dei platani bagnati. E tra le foglie sparse sul marciapiede spicca un quadrato di colore.
Un piccolo volantino. A casa ne conservo uno identico. C'è Beth che guarda attraverso le braccia che le coprono parte del viso. Come se volesse difendersi. Rido ricordando quella serata.
Perchè nonostante l'imbarazzo le ho parlato.
Perchè la penna non voleva scrivere.
Perchè ho condiviso la felicità di quel momento con un'amica.
Condividere.
Forse è così che si accoglie il mondo.

the whitest boy alive
[...you share no interest but it's easy to pretend...]

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