28 agosto 2006

La porta

si chiude alle mie spalle. La chiave gira tre volte nella serratura. L'ingresso è in penombra, come sempre.
Un sospiro, il mio.
Nessuno in casa oltre me.
Socchiudo le imposte. Al buio finisce sempre che urti qualcosa.
Anche se a volte cammino ad occhi chiusi e conto i passi da stanza a stanza. E' un gioco che faccio sin da bambino.
Chiudo gli occhi anche stavolta. E sono seduto su uno scalino.
Il sole sulla mia schiena nuda. Leggo ancora di Jacob. Delle lettere a sua madre che non dicono la verità sui viaggi.
Movimenti impercettibili alla mia destra mi fanno voltare.
Una vespa è agonizzante. Sdraiata su un fianco muove lentamente le zampe come se volesse sfiorare qualcosa. La sua bocca si muove ma la sua voce è così piccola che anche avvicinando l'orecchio non riesco a sentire cosa mi stia dicendo. Riesco solo ad ammirarne l'eleganza.
Poco lontano un piccolissimo ragno avvolge in spirali di seta una ignara formica.
In fondo alle scale la luce del sole disegna a terra ghirlande di ferro battuto passando attraverso le foglie di vite. C'è una lucertola al sole. Il suo incedere chiastico mi fa venire voglia di imitarla. Ad ogni suo passo abbasso una spalla. Poi l'altra.
La voce di mia nonna interrompe il mio dondolare. Mi avvisa che il pranzo è pronto.
Un sospiro, il mio.
Apro gli occhi e sono in cucina.
Nessuno in casa oltre me.


[...they say everybody steals somebody's hearts away...]

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