13 giugno 2010

Sente

come due piccoli cuori che battono all'altezza dei polsi. E più sangue esce e più il battito è forte. E risale lungo le braccia. Fino all'incavo dei gomiti. Sente come se si stessero riempiendo e la pelle tira e le mani pulsano.
Presto finirà.
Presto finirà.
Finirà, continua a ripetersi.
Il cuore, quello grande, maestoso batte. E non finisce.
Genera ancora altro sangue. Altro sangue.
Si riempie il corpo e mai più si svuota. E pulsano i polsi e le tempie.
Non riesco più a sentire il silenzio, mi disse un giorno. Nelle orecche sento invece un sibilo, quasi un impercettibile soffio.
E' la vita che ti scorre dentro, gli ho detto ridendo.
No, è solo sangue.
Solo sangue.
(feat. Karin Dreijer)
[...I can bear a lot but not that pall...]

31 marzo 2010

Il vento

ammucchia ai lati della strada petali d'alberi. M'imbroglia a terra uno stelo d'erba mezzo secco. Sembra una coda di lucertola e torno sui miei passi. Solo per controllare meglio. Solo per esserne sicuro.
Spesso le strade che percorro sono sempre le stesse. Apparentemente.
Sempre diversa è la luce. E la gente che passa.
Sempre gli stessi, però, sono i pensieri. Anche quando, al solito incrocio, prendo di proposito la strada sbagliata.
Solo per allungare un po'. E raccontarmi, dopo, tutte le cose nuove che ho incontrato.

accarezzo XVII - tokage トカゲ
[...while behind us, the road is leaving and leaving...]

16 febbraio 2010

Tutto

dipende da con che occhi la guardi, una persona.
Avrei voluto voltarmi e vedere se quello che dicono in giro sia vero.
Che lui finge soltanto di essere un demone.
Che lui i non-morti non li ha mai nemmeno visti.
Per un istante, però, ho sperato che in quell'attimo in cui sarebbe apparso riflesso nello specchio, di lui non avrei visto nulla.
Nemmeno l'ombra.

accarezzo XVI - miss it so much
[...that's why you sleep with one eye open...]

04 maggio 2009

Salgo

le scale della stazione, diretto all'uscita. Ed è lì che ti incontro.
Te, bambino.
Dimentico della fretta, mi fermo a guardarti. Sei vestito di rosso. Hai solo gli occhi e i capelli più scuri. Sei con una donna. Ti rimprovera perchè volevi passare dove non si passa. Tua madre probabilmente non lo avrebbe fatto. Ti avrebbe aspettato. Sorriso. Almeno è così che immagino.
Quando ti penso bambino provo una specie di invidia. Perchè io non c'ero. E mi chiedo com'eri. Com'era la tua voce. E se provavi quello che io provavo. Se misuravi la mia stessa distanza dalle cose.
E ti sentivi solo come io mi sentivo.

Ciao, mi dice. La voce le si incastra in gola. Sto andando via.
Perchè fai così, le chiedo sorpreso. Piangi proprio non riesco a dirlo.
Non piango perchè sono triste! Piango perchè sono felice che sei venuto a trovarmi, mi risponde.
E allora devi ridere, se sei felice. Devi ridere, nonna!
Ed esco dalla sua stanza, senza voltarmi indietro.

glasses of electricity
[...what's the time, what's the place, gonna leave me out...]

22 aprile 2009

Ascoltando

quel giro di valzer, dal semaforo lo sguardo si alza verso le finestre di casa. Al quarto piano.
Di una, sono chiuse anche le imposte. Dell'altra, poco mi importa.
Eccolo, affiora il ricordo.
Del sabato e delle finestre spalancate. Del sole che sul pavimento disegna con un'ombra la sua storta cornice di luce. Dell'odore di carta bruciata con la mia lente di vetro. Del vento che lentamente gonfia le tende, come fossero vele, e le soffia fuori e trattengo il respiro.
Che cosa resta?

accarezzo V - a lens toy
[...and those who dance, begin to dance...]

04 dicembre 2008

Seguo

il suono flebile di una voce che chiede aiuto. Sembra quella di una donna anziana. Entro in una cucina mai vista prima e subito sulla destra c'è un piccolo tavolo rotondo. Resto fermo nel vano della porta.
Seduta al tavolo, c'è quella donna. Mi sorride, e le sue rughe con lei. Con una mano si sta versando del tè ma dalla teiera non esce nulla. Il servizio, di quelli buoni, è apparecchiato su di una tovaglia quadrata i cui angoli cadono dal bordo del tavolo.
Tutto è avvolto dall'assenza di luce e la penombra è color seppia.
-Aiuto!- di nuovo quella voce. Davanti alla porta c'è la finestra della cucina. Di spalle, una donna guarda fuori. Trema impaurita, forse piange ed è scossa dai singhiozzi. Con una mano stringe sul petto i lembi del suo cardigan scuro, l'altra indica fuori. La finestra è al piano terra, riesco a vedere le luci di alcuni lampioni ed un prato. Mi avvicino alla donna guardando oltre i vetri.
Lei indica fuori.
E fuori vedo un'ombra.
Mi avvicino e e l'ombra si avvicina.
Mi fermo e l'ombra si ferma.
Continuo a scrutarla mentre lei segue i miei stessi movimenti. Finchè non capisco di essere io, quell'ombra. E mi sveglio.
Ueno mon amour - tracina,2008
[...when the earth stopped moving, the river lost its flow...]

26 novembre 2008

Ho tenuto

la tenerezza in una mano. E poi nell'altra.
Saperla anche mia ha colmato una mancanza. Di quando da bambino non potevo. Non volevano. E anche se adesso non ci sei più, di te mi resta il colore della neve tra le mani nude. E la sensazione di te che ti sciogli mentre passi nelle fessure delle mie dita aperte.
Sei neve calda e tremi. Sei seta bianca colpita dal sole.
E splendi.

Beatrix Potter - Three Little Mice Sat Down to Spin
[...I make a shrine for you...]

15 ottobre 2008

Non basta

quel filo di trucco a nascondere i segni della stanchezza. Mi sorprendi a fissarti nel riflesso del vetro. Abbasso lo sguardo e arrossisco. Qui e' difficile passare inosservati.
Di te mi attirano i nodi che ti stringono il ventre. Ti costringono in una posa austera. Forte.
Elegante.
Mi sembra di sentirlo, il peso di quei nodi. Di afferrarne il senso. Capirne la sostanza.
Senza quei nodi non saresti la stessa.
Senza quei nodi non sarei me stesso. Adesso.
Poi mi giro dopo essere sceso dal vagone. Sei andata ad occupare il mio posto.

tracina - Ueno Tokyo Station
[...for him who thence could solace bring to his dark imagining...]

28 agosto 2008

Proprio

come quella sera che tornavo a casa dopo aver provato a telefonare.
Muto, il telefono. Il mio bisogno di comunicare, come sospeso.
E piove anche. Avrei dovuto portare l'ombrello, penso alzando lo sguardo verso casa.
Ed e' li' che li ho visti. Un uomo e una donna. Salire l'ultima rampa di scale prima di fermarsi davanti alla loro porta. Proprio di fronte alla mia. Ridono, prima di entrare in casa. Chissa' cosa si sono detti.
Ho sempre immaginato vuoto, quell'appartamento. Qui, dove ogni stanza racchiude un mondo intero, ho immaginato una casa vuota. Identica alla mia. Vuota e immacolata, pero'.
Sotto la luce del lampione cadono distinte le gocce d'acqua.
Ed e' in quel momento che mi accorgo di essere completamente asciutto. Attraverso di corsa la strada e salgo le scale. Digito il codice per aprire la porta. Mi tolgo le scarpe.
E sono a casa.

Ichikawa mon amour- So lovely was the loneliness
[...so lovely was the loneliness...]

31 luglio 2008

Quel ragazzo

di cui ho tanto parlato, adesso si trova lontano.